Moda e Sostenibilità: intervista a Janice Sommer
Janice Sommers, famosa modella e attivista, ci racconta le sue ispirazioni, le sue sfide e la sua visione per il futuro, evidenziando il ruolo cruciale dell'attivismo nel mondo della moda.
Janice Sommers, famosa modella e attivista, ci racconta le sue ispirazioni, le sue sfide e la sua visione per il futuro, evidenziando il ruolo cruciale dell'attivismo nel mondo della moda.
In un mondo in cui la moda è spesso associata all'eccesso e allo spreco, Janice Sommer, famosa modella e attivista, sta conducendo la sua battaglia, insieme al gruppo "Model Mafia”, per un'industria più sostenibile e socialmente consapevole.
Durante l'intervista, Janice condivide le sue ispirazioni, le sue sfide e la sua visione per il futuro della moda sostenibile, evidenziando il ruolo cruciale dell'attivismo nella trasformazione di quest'industria.
Ho svolto numerosissimi lavori, potrei dire che ho avuto molte vite diverse! Attualmente, lavoro come scrittrice, content strategist e consulente per vari brand che si impegnano sia a livello ambientale che sociale. Allo stesso tempo, lavoro come modella e sono co-founder del polo londinese di “Model Mafia”, un gruppo di oltre 250 modelle che utilizzano le proprie voci (soprattutto sui social media) per promuovere un mondo più equo e sostenibile.
Ho sempre voluto fare la differenza nel mondo, ma fino a quando non ho scoperto quello che faccio ora, non sapevo come. Ho scoperto la mia vera passione per la sostenibilità solo dopo essere entrata nell'industria della moda e dopo essere diventata una delle leader di Model Activist. Non lavoriamo solo nel campo della moda sostenibile, ma ci battiamo anche per i diritti dei modelli, per le leggi sul lavoro e per la trasparenza contrattuale dei freelance nell'industria della moda.
Quando sono stata scritturata per la campagna "conscious collection" di un grande marchio, nel briefing durante la prova, il loro responsabile della sostenibilità mi ha spiegato che se solo il 50% degli articoli è prodotto in modo sostenibile, sono legalmente autorizzati a chiamarlo sostenibile. È così che ho imparato a conoscere il greenwashing ed è stato il punto di partenza di tutto il mio percorso.
Il greenwashing e la mancanza di trasparenza. Ed anche le lunghe e iper complesse catene di approvvigionamento globali che rendono difficile tracciare chiaramente gli impatti ambientali di Scope 2 e 3.
La trasparenza e l’informazione sono fondamentali. Sarebbe molto utile se più Brand comunicassero in modo chiaro tutte le azioni e le attività che svolgono in termini di sostenibilità e impatto ambientale. Ogni azienda dovrebbe raccontare e spiegare in maniera più approfondita l'origine dei materiali, le fonti e la loro catena di approvvigionamento. In questo modo i consumatori avrebbero la possibilità di prendere decisioni sempre più consapevoli.
La cosa più importante è impegnarsi in conversazioni costanti su questi argomenti, incontrando le persone dove si trovano.
Credo fermamente che la bellezza e le immagini suggestive possano essere trasformati in contenuti educativi e che siano un ottimo modo per aprire le porte alla curiosità e suscitare interesse. Allo stesso tempo, abbiamo però bisogno di una regolamentazione governativa dall'alto verso il basso, insieme ad una mentalità positiva e ad un attivismo degli stessi consumatori
Ritengo che l'attivismo svolgerà un ruolo di enorme importanza, ma è fondamentale trovare il giusto modo. Naturalmente, abbiamo bisogno di persone che siano assertive nel portare avanti le proprie idee (come Greta Thunberg, Extinction Rebellion o Just Stop Oil), anche se queste posizioni possono risultare polarizzanti per la maggioranza delle persone.
Mi sono appena trasferita in Germania dopo oltre 10 anni nel Regno Unito e in giro per il mondo. Ho deciso di focalizzarmi maggiormente sulla scrittura e sull’attivismo scegliendo clienti che condividono i miei stessi valori, sia nel campo della scrittura che della moda. Questo cambiamento mi ha reso incredibilmente soddisfatta, più felice e più forte di quanto non fossi da anni. Inoltre, è meraviglioso essere più vicina alla mia famiglia e finalmente trovare un pò di stabilità dopo un periodo di vita nomade.
Direi che il mio stile è classico con un tocco personale! Amo i capi senza tempo, lo shopping vintage e gli abiti ricevuti in eredità da mia madre, mia nonna e persino amici.
Credo che la chiave per un guardaroba sostenibile sia investire nella qualità e non seguire le tendenze. Per quanto riguarda gli occhiali, preferisco opzioni versatili che si adattino a qualsiasi outfit ed a qualsiasi stile, proprio come i modelli sostenibili firmati TBD Eyewear.
In effetti, è quasi difficile scegliere tra così tante fantastiche opzioni.
Mi sono piaciuto moltissimo gli Juta Eco Havana perché sono classici ma con un tocco moderno e soprattutto perché sono effettivamente realizzati con materiali sostenibili. TBD è una di quelle rare aziende che investe veramente nella trasparenza delle comunicazioni e nell'innovazione dei materiali, dalla montatura degli occhiali fino al packaging.
Sono, infatti, onorata e grata di avere avuto l'opportunità di parlare con voi quest’oggi, Grazie!
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